L'obiettivo del progetto

Il progetto si pone l'obiettivo di costituire un Laboratorio dell'occupabilità che consenta ai giovani studenti della Rete di scuole che partecipano all'iniziativa di sviluppare migliori competenze per collocarsi sul mercato del lavoro o per creare nuove opportunità di lavoro, sia direttamente (start-up) che indirettamente (stimolando innovazione nelle organizzazioni già presenti). Esso ha anche l'obiettivo di recuperare i giovani NEET attirandoli in processi di professionalizzazione che utilizzano tecnologie innovative, capaci di incrociare e far risvegliare progettualità e creatività sopite. Esso si propone, inoltre, di offrire condizioni di stimolo per l'innovazione nelle organizzazioni del territorio che devono innovare processi e sistemi per superare la crisi (800 persone sono in Cassa Integrazione in essere e restano senza ammortizzatori sociali) e adeguarsi alle traiettorie di sviluppo industriale connesse agli investimenti previsti. Il territorio, infatti, è un territorio in crisi per via della crisi della siderurgia. L'aspettativa è che vi siano investitori intenzionati alla costruzione di una nuova acciaieria, si attivi una nuova destinazione del porto per ospitare navi crociera, ma il territorio ha anche l'ambizione di sviluppare molti altri settori occupazionali perché ha larghe potenzialità nel settore del turismo, dell'enogastronomia, della cultura, dell'ambiente e del mare. L'obiettivo di questo progetto è, pertanto, quello di costituire un Laboratorio dell'occupabilità propulsore dell'innovazione culturale, tecnologica e organizzativa nei settori propri della società locale e che sia, al tempo stesso, un luogo di formazione per i giovani e i docenti, l'integratore di una rete di laboratori ad alta tecnologia e attrattore di know-how a livello nazionale ed europeo.
Un laboratorio che non prepara i giovani ad un'occupazione che non c'è ma che li prepara diversamente e li induce a portare innovazione nella società, facendoli diventare stimolatori dell'innovazione tecnologica nelle organizzazioni che vi sono (nella circolare del 24.03.2016 MIUR per l'invito alla Manifestazione "Maker Faire - The European Edition Rome 2016" si cita infatti: “le scuole quali protagoniste del cambiamento e quale "moltiplicatore di domanda di innovazione"). Il laboratorio a cui si è pensato diventa il Laboratorio della Comunità e non solo della Scuola.
Esso, pertanto, non solo si innesta “in rete” con le organizzazioni in cui si è articolata la comunità, ma viene sposato dalla comunità e sostenuto nell'esercizio del ruolo. Per questo motivo tutta la comunità locale è stata chiamata a partecipare al progetto: lo si evince dal numero degli sponsor del progetto (i sostenitori) e dai partner (quelli che avranno la responsabilità della realizzazione del disegno strategico), dagli Enti locali che garantiranno l'uso delle strutture e il coinvolgimento dei cittadini. Un insieme sollecitato a sentirsi parte di una “comunità educante”, ma che avverte tutta l'importanza di “educarsi” essa stessa per fronteggiare un futuro incerto e rimediare a qualche criticità e disattenzione del passato.

Il progetto, per il processo che usa (Metodologia della Formazione-Intervento®), per il modello organizzativo cui si ispira (l'Organizzazione Territoriale) e per la struttura che intende realizzare (il Laboratorio dell’innovazione), può essere da esempio per tutte quelle realtà italiane ed europee che si trovano a fronteggiare situazioni di crisi e che si propongono di farlo con la collaborazione delle scuole e di tutti i soggetti della propria comunità locale, uniti per superare i problemi di maggior rilevanza e fare in modo che i giovani imparino a crearsi un lavoro con il supporto di un'intera comunità. La Scuola con questo progetto vuole aprirsi al territorio, come la Legge 107 suggerisce, non solo per far entrare il nuovo al proprio interno, ma soprattutto per trasferire innovazione fuori di essa, aiutando il territorio a fare quel salto in avanti in tutti quei settori che fortunatamente sul territorio si possono sviluppare, apportando innovazione sia mentale che tecnologica.
Perseguendo questa scelta e facendo riferimento alla teoria organizzativa delle “reti” e alle esperienze relative allo sviluppo delle SMART CITY, SMART LAND, SMART COMMUNITY si è inteso costruire il laboratorio ColLABORando a Piombino. Esso verrà chiamato SMARTLAB e costituirà il Laboratorio dell'occupabilità per eccellenza.

Esso però costituirà anche il centro propulsore di una struttura di “rete” articolata su due livelli.

  • i nodi di Rete, che aggregano i Laboratori di settore (turistico, industriale, culturale, artigianale, ambientale, marino, ecc.) che si interfacciano con le imprese dello stesso settore e con le relative associazioni, che si chiameranno SMARTSET. Essi si interfacciano con i Laboratori delle organizzazioni di settore che chiameremo SMARTLAV
  • i punti di Rete, costituiti dai laboratori di tutte le scuole della Rete, che si chiameranno SMARTPOINT.

Ciò consente di perseguire un ulteriore vantaggio, quello di unire “in rete” strutture scolastiche che, per la loro dislocazione scolastica e per il livello di aggregazione, sotto dirigenze diverse, non hanno la possibilità di confrontarsi e crescere assieme né di esprimere una formazione omologa per giovani che invece studiano per acquisire una medesima professionalità. Si pensi agli istituti che preparano i giovani per il turismo e che sono presenti a Piombino, a Follonica e all'Isola d'Elba. Essi fanno parte di Istituti superiori diversi e non hanno strutture e sistemi strutturati di confronto ma, rientrando in un Laboratorio SMARTSET del Turismo, possono integrare strumenti, cultura e didattica per poi confrontarsi con le imprese di riferimento e con i laboratori di settore che essi hanno già a disposizione o che potranno costituire proprio grazie alla loro pressione. 
Ciò, inoltre, contribuisce a perseguire economie di scala negli acquisti e nella formazione perché consente di accumunare interessi omologhi di più scuole nelle decisioni comuni. Si pensi agli arredi scolastici dei laboratorio, alla progettazione partecipata per strutturare gli spazi laboratoriali e alla formazione degli insegnanti. 
Anche le scuole del primo ciclo sono diventati punti della Rete, utilizzando l'opportunità del bando MIUR sugli “atelier creativi”, che è venuto subito dopo Esse sono di estremo interesse strategico perché consentono di operare sui ragazzi più giovani (quelli denominati “nativi digitali”) costruendo più facilmente una cultura e, soprattutto, COMPETENZE nuove (manualità, creatività e digitale). I loro laboratori possono essere, inoltre, considerati luoghi di esercizio didattico per gli studenti delle scuole superiori con la peer education.

La novità del progetto sta nel fatto che la somma di questi laboratori compone un Laboratorio unico, come se fosse un Servizio associato o un'Impresa di servizi, articolato in divisioni (gli SMARTSET), specializzazioni e funzioni (i sotto laboratori dello SMARTLAB) che eroga formazione e consulenza per la comunità di giovani (Studenti e NEET), ma anche per gli enti e le imprese e perfino per tutti i cittadini dei territori interessati.


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